Cuore dell’Agro Falisco, lo scenario offerto dalla Valle del Treja, in particolare nel punto in cui sorge il borgo di Calcata, è considerato uno dei più incantevoli paesaggi laziali: la folta e impenetrabile vegetazione, con i suoi colori sempre cangianti al mutare delle stagioni, ammanta i caldi toni rossi e marroni delle rocce tufacee, che formano alte pareti, pinnacoli, gole e tagliate. Qui, su uno sperone proteso nel vuoto, si erge il piccolo borgo medievale, che, come una penisola in un mare di smeraldo, rapisce lo spettatore e lo proietta in un’epoca indefinita, ove alle suggestioni ispirate dalla natura si aggiungono quelle di un medioevo magico e arcano.

Il nome di Calcata, compare per la prima volta in un documento del 772-795, sotto il pontificato di Adriano I. Sono comunque visibili i ruderi di diversi insediamenti probabilmente alto medievali, come quello di Santa Maria, la cui torre mozza svetta su un’eminenza delle pareti rocciose che chiudono il Treja. Più tardi, nel Duecento, Calcata entrò nell’orbita della nobile famiglia degli Anguillara, che vi eressero un castello e la cinta muraria, ma, data la posizione impervia e nascosta, rimase sempre ai margini delle vicende storiche.
Dopo una lunghissima solitudine, dagli anni ’30 del Novecento il paese iniziò a spopolarsi a causa dei frequenti crolli della fragile rupe tufacea, fino agli anni immediatamente posteriori alla guerra, quando il borgo si salvò dall’abbattimento sancito dalle istituzioni soltanto per un fortuito cavillo burocratico, mentre i calcatesi si trasferirono a circa 2 km di distanza, costruendo un piccolo centro moderno (Calcata Nuova). Ormai completamente abbandonata ed esposta ai cedimenti del terreno, Calcata fu allora chiamata il “paese che muore”, appellativo, questo, che allo stesso tempo era del borgo di Civita di Bagnoregio. E tuttavia, proprio grazie al suo fascino decadente e surreale, il borgo fantasma cominciò man mano ed essere ripopolato da artisti, artigiani ed intellettuali, che a partire dagli anni ’60 vennero da ogni parte del mondo, in cerca di una dimensione di vita genuina e in contrasto con l’incalzante società industriale e consumistica.
Sempre all’interno del Parco Regionale Valle del Treja, è sicuramente da non perdere, innanzitutto, la “classica” visita alle vicine Cascate di Montegelato e alle sovrastati rovine di una mola medievale, uno degli angoli più affascinanti dell’Alto Lazio vulcanico.